di Sonia Badiali e Valeria Calderoni. Read in English
Chi tra voi si sia mai trovato a discorrere di film Western con Mik – o abbia dato un’occhiata alle sue liste di film preferiti (parte prima e parte seconda) – lo conosce già come purista del Western classico e detrattore del genere “spaghetti”, in parte a causa della grande quantità di film di bassa lega e dubbio valore artistico girati negli anni Settanta in Italia quando il genere acquisì popolarità (a questo gruppo non appartengono naturalmente i film di Bud Spencer e Terence Hill, di cui il “nostro” è un grande fan).
Questo però non vuol dire che, negli anni in cui il genere andava alla grande, Mik e consorte non si siano regolarmente recati al cinema nel weekend per “spassarsela” prendendo visione delle ultime uscite in campo western all’italiana; i cosiddetti b-movies sono da sempre molto apprezzati tra i cinefili di famiglia, ma forse ci troviamo ad avere opinioni discordanti in merito a quanto velocemente il loro valore si esaurisca nel tempo.
Forse, più semplicemente, la componente quasi “splatter” di molti spaghetti western, una delizia per i fan del cinema horror, non risulta altrettanto invitante a chi preferisce un tipo di tensione meno “esplicita”. Mentre Luca, genero di Mik e marito della nostra “saloon owner” Vanessa, preferisce l’italo-west violento e barbarico di Castellari, Sollima e Damiani, Mik ritiene migliori quei film che riescono a creare un crescendo di tensione che può risolversi soltanto nella sfida finale – e come ben sapete, tenere il grilletto sotto controllo non è un’opzione contemplabile nell’impulsivo mondo dello spaghetti western!
Ciononostante, un cultore del western come lui non può che amare gli esordi del genere, quando Sergio Leone folgorò il pubblico con la sua “Trilogia del Dollaro” e diede inizio a una nuova era nel cinema western che lo elevò – meritatamente – al ruolo di leggenda. Ne abbiamo parlato qualche mese fa durante un viaggio a Bologna, commentando il film visto la sera prima – un classico dello spaghetti western: Il Grande Silenzio di Sergio Corbucci, molto amato da tutti i “giovani” di famiglia, e apprezzato anche da Mik, sebbene… ma lasciamolo dire a lui:
Per approfondire la questione e dare spazio alla nostra varietà di opinioni in merito a questo genere cinematografico che ci sta a cuore, non da ultimo in quanto originario delle nostre “terre”, abbiamo deciso di elencare e condividere con voi i nostri spaghetti western preferiti dividendoli in… due ricette: “spaghetti in bianco” e “spaghetti al pomodoro” – indovinate perché – e ci apprestiamo a presentarveli in liste separate, partendo dalle origini e dalle derivazioni meno esplicite del genere: Leone, Eastwood e lo spaghetto à la Mik!
Eccovi quindi la nostra la ricetta “in bianco”: dodici film che tracciano le origini dello spaghetti western secondo Leone e ripercorrono la sua influenza sul western Americano con Eastwood, Sturges e Post – film in cui i richiami a Leone sono forti, pur rimanendo vicini al gusto di Mik per le atmosfere più suggestive e meno frenetiche dei classici.
Vi auguriamo buon divertimento, e ci sentiamo presto per la seconda ricetta, altrettanto “succulenta”: gli spaghetti western “al pomodoro” di Luca, che ci faranno scoprire il volto più sporco e insanguinato dello spaghetti western all’italiana!
Il western secondo mik:
12 Spaghetti western “in bianco”
Titolo | Regista | Anno |
---|---|---|
Per un Pugno di Dollari | Sergio Leone | 1964 |
Per Qualche Dollaro in Più | Sergio Leone | 1965 |
Il Buono, il Brutto e il Cattivo | Sergio Leone | 1966 |
C’era una Volta il West | Sergio Leone | 1968 |
Giù la Testa | Sergio Leone | 1971 |
Impiccalo Più In Alto | Ted Post | 1968 |
Joe Kidd | John Sturges | 1972 |
Il Texano Dagli Occhi di Ghiaccio | Clint Eastwood | 1976 |
Il Cavaliere Pallido | Clint Eastwood | 1985 |
Gli Spietati | Clint Eastwood | 1992 |
Django | Sergio Corbucci | 1966 |
Django Unchained | Quentin Tarantino | 2012 |
Per Un Pugno di Dollari di Sergio Leone, 1964
con Clint Eastwood, Gian Maria Volonté, Marianne Koch; 99 min.
Il proprietario della locanda di San Miguel, paese al confine tra Messico e Stati Uniti, racconta al pistolero di passaggio Joe della lotta tra le due famiglie più in vista per ottenere il controllo della città. Joe decide di approfittarne e vendersi a entrambe sia per portarle allo scontro sia per guadagnare un po’ di denaro.
“Per un Pugno di Dollari” marcò il passaggio di Leone dal peplum al cinema western, e fu il primo della sua “Trilogia del Dollaro”, seguito da Per Qualche Dollaro in Più e Il Buono, il Brutto, il Cattivo. Fu concepito come remake non ufficiale del film capolavoro di Akira Kurosawa La Sfida del Samurai (Yojimbo), uscito nel 1961 e arrivato nelle sale italiane nel 1963. Nonostante Kurosawa avesse apprezzato molto il film di Leone, la sua casa di produzione intentò causa a Leone, ottenendo una percentuale sugli incassi; il processo si protrasse per oltre dieci anni e costò a Leone un passivo di cinquanta milioni sul film.
La colonna sonora di Ennio Morricone, che si firmò col nome di Dan Savio, ebbe grande successo anche in campo discografico; è molto conosciuto ancora oggi il brano che fa da tema al film, fischiato dal compositore Alessandro Alessandroni.
Curiosità: Il regista sognava di dare la parte a Henry Fonda ma il manager dell’attore non gli presentò neppure il copione, quindi Sergio Leone pensò a James Coburn e a Charles Bronson ma il primo chiese 25.000 dollari e il secondo rifiutò la parte. Alla fine si accontentò, seppur con riluttanza, di un giovane attore che aveva recitato nella serie americana Gli uomini della Prateria: Clint Eastwood.
Per Qualche Dollaro in Più di Sergio Leone, 1965
Con Clint Eastwood, Gian Maria Volonté, Lee Van Cleef; 132 min.
Due cacciatori di taglie, Joe il Monco ( Eastwood) e il colonnello Mortimer ( Van Cleef ), si trovano uniti nel dare la caccia a El Indio ( Volonté ), la cui banda lo aiuta a evadere dalla prigione. Durante l’evasione, El Indio uccide tutte le guardie e il capitano, lasciando vivo solo un uomo affinché possa raccontare ciò che ha visto; su di lui viene quindi istituita una taglia di 20.000 dollari. Il Colonnello convince il Monco ad infiltrarsi nella banda di El Indio, liberando un criminale della sua banda per arrivare a lui: tra rapine e inganni si arriva a un duello finale da pelle d’oca.
Secondo film della “Trilogia del Dollaro”. La colonna sonora di Ennio Morricone la fa ancora una volta da protagonista, e fu composta utilizzando un tipico strumento siciliano simile all’ocarina, il marranzano, che nel contesto sembra invece tipico del west.
Curiosità: il poncho indossato da Clint Eastwood è lo stesso usato in Per Un Pugno di Dollari: per ottenere l’effetto “vissuto” non fu mai lavato.
Il Buono, il Brutto, il Cattivo di Sergio Leone, 1966
con Clint Eastwood, Lee Van Cleef, Eli Wallach; 177 min.
Il Buono ( detto “il Biondo” ) e il Brutto ( Tuco ) sono soci in affari: decisi a spremere tutto il possibile dalla taglia imposta sulla testa di Tuco, Il Biondo lo consegna a vari sceriffi, riscuote la taglia e poi lo libera, dividendo con lui il bottino. Durante uno di questi loro stratagemmi incontrano il Cattivo ( Sentenza ), spietato sicario alla ricerca di una cassa di denaro sepolta in un imprecisato cimitero. Venuti a conoscenza di alcuni dettagli fondamentali all’individuazione del nascondiglio, Tuco e il Biondo si uniscono a lui nella ricerca sebbene ci sia fra loro una profonda ostilità.
Terzo film della trilogia del Dollaro. All’uscita nelle sale il film divise la critica ma ebbe un gran successo al botteghino ed è ormai diventato un classico. Tarantino, grande fan di Leone, lo annovera tra le migliori pellicole di tutti i tempi.
Anche in questo caso la musica è di Ennio Morricone. Il motivo principale, che ricorda l’ululato dei coyote, è composto da due note e viene usato per tutti e tre i personaggi principali ma con strumenti diversi: flauto soprano per il Biondo, arghilofono per Sentenza e voce umana per Tuco.
C’era Una Volta il West di Sergio Leone, 1968
con Charles Bronson, Henry Fonda, Claudia Cardinale; 165 min.
Brett McBain è proprietario di un un territorio a Sweetwater in cui è presente l’unica sorgente d’acqua della zona, dove sogna di costruire una stazione per il futuro passaggio delle locomotive a vapore. Poco dopo aver sposato per procura l’ex prostituta Jill, Mc Bain viene ucciso dal sicario Frank al soldo del suo concorrente Morton; i due cercano poi di far ricadere la colpa sul bandito Cheyenne.
Arrivata a Sweetwater, Jill rivendica la proprietà del terreno mettendosi quindi in pericolo. Per aiutarla si unisce a lei Armonica, sulle tracce di Frank per vendicare la morte del fratello e Cheyenne.
Colonna sonora firmata da Ennio Morricone anche in questo film. Il suono quasi stridulo dell’armonica nel film fa da sfondo ad alcune delle scene più iconiche, e tutti i personaggi hanno un loro tema musicale che ne accompagna l’arrivo: per queste ed altre ragioni la colonna sonora di C’era una Volta il West è considerata una delle migliori composizioni di Morricone.
Giù La Testa di Sergio Leone, 1971
con Rod Steiger, James Coburn, Maria Monti; 157 min.
Juan Miranda e i suoi cinque figli sono dediti a imprese banditesche, e tra loro intenzioni c’è quella di svaligiare una banca. Durante la rivoluzione messicana incontrano John Mallory, irlandese, fervido sostenitore della rivoluzione, ed esperto dinamitardo, e con lui pianificano di uccidere il nuovo dittatore. Juan e Mallory vedono l’uno nell’altro la possibilità di raggiungere i propri scopi, e Juan si trova così coinvolto a combattere a fianco dei rivoltosi di Zapata e Pancho Villa.
E’ il film più politico di Leone, ed offre una profonda riflessione sulla nostra civiltà, divisa tra conservatori e rivoluzionari, in cui qualsiasi tentativo di cambiamento viene stroncato e la possibilità di davvero cambiare le fondamenta della società rimane un’illusoria utopia. L’esempio principale nel film è dato quando il bandito Miranda si intrufola nella diligenza fingendosi un povero tonto e i passeggeri, sentendosi migliori di lui, lo insultano mangiando a bocca aperta e a sazietà.
Il film inizia con una frase tratta dal libretto rosso di Mao Tse Tung: “La rivoluzione non è un pranzo di gala….. la rivoluzione è un atto di violenza”.
Impiccalo Più in Alto di Ted Post, 1968
con Clint Eastwood, Inger Stevens, Ben Johnson; (114 min)
Jed Cooper, ex vice sceriffo ed ora mandriano, viene ingiustamente accusato di omicidio e di aver rubato il bestiame all’uomo ucciso e sta per essere impiccato senza processo. Lo sceriffo Dave Bliss, che si trova a passare in zona e lo conosce in quanto uomo onesto, lo salva e lo porta a Fort Grant per il processo. Durante i procedimenti la verità viene a galla e Jed viene liberato; egli si mette però sulle tracce delle persone che volevano ucciderlo per vendicarsi.
Uscito in epoca revisionista, il film riflette sulla figura del pistolero e sul tema della vendetta, spingendo il pubblico a chiedersi a chi spetti diritto di decidere della vita e della morte e fino a che punto ci si possa affidare ai tribunali per ottenere giustizia.
Il film, di produzione americana, è tuttavia legato al filone italiano dello “spaghetti western”.
Joe Kidd di John Sturges, 1972
Con Clint Eastwood, Robert Duvall, John Saxon; 88 min.
A Sinola, paese al confine tra Stati Uniti e Messico, è in corso una rivolta dei peones (che non possono dimostrare di possedere i loro terreni in quanto gli incartamenti sono andati bruciati in un incendio) contro i possidenti terrieri. Questi ultimi chiedono aiuto all’esperto Joe Kidd che in un primo momento si rende disponibile, ma si rende ben presto conto che i coloni sono feroci cacciatori di uomini e passa così dalla parte dei messicani.
Il Texano Dagli Occhi di Ghiaccio di Clint Eastwood, 1976
con Clint Eastwood, Sondra Locke, Chief George Dan; 135 min.
Tra le numerose vicende legate alla Guerra di Secessione vi fu anche quella delle bande irregolari sudiste e nordiste che battevano il territorio nemico lasciando dietro di sé una scia di morte e distruzione, spesso per vendetta personale o denaro. Una di queste è la banda nordista guidata dal fanatico Capitano Terril che, trovandosi in territorio sudista, stermina la famiglia e brucia la casa del colono Josey Wales.
Josey non aveva partecipato alla guerra, ma a questo punto non ha più nulla da perdere e decide quindi di unirsi alle bande sudiste per vendicare la sua famiglia, diventando noto per la sua abilità con le armi da fuoco. Dopo la vittoria unionista, tutti i suoi compagni si arrendono ai Nordisti ma lui non si fida e si rifiuta di piegarsi ai nemici.
Il film è ispirato a un romanzo dell’ex leader del Ku Klux Klan, Forrest Carter, intitolato dapprima The Rebel Outlaw: Josey Wales e in un secondo tempo Gone to Texas: il libro fu rivisto e corretto per eliminare la componente razzista presente nel testo.
Il protagonista è lo stesso pistolero solitario, implacabile e dai riflessi pronti che già tante volte Eastwood aveva interpretato nei film di Leone.
Il Cavaliere Pallido di Clint Eastwood, 1985
con Clint Eastwood, Michael Moriarty, Richard Kiel; 116 min.
Il proprietario di miniere Coy La Hood cerca in tutti i modi di mandare via un gruppo di cercatori d’oro che si è stabilito legalmente sulla zona montuosa del nord America. Dapprima cerca invano di pagarli poi passa alla violenza mandando i suoi uomini a fare scorrerie negli accampamenti dei cercatori.
Quando ormai i cercatori hanno deciso di andare via e di arrendersi, arriva loro in aiuto un misterioso straniero col collarino – che sia un prete? – e la pistola – o un pistolero? – che li rincuora e li aiuta con candelotti, dinamite e pistola a liberarsi dal dominio di La Hood. Amato da tutti, il cavaliere riparte solo come è venuto lasciandosi alle spalle il grido di disperazione della bella Megan innamorata di lui.
John Russell che già aveva interpretato il “villain” Nathan Burdette nel film “Un Dollaro D’Onore” fu voluto fortemente da Eastwood per interpretare di nuovo il ruolo del “cattivo” ne “Il texano dagli occhi di ghiaccio” e ne “Il cavaliere Pallido”.
Eastwood ebbe parecchio coraggio a girare un western in un’era in cui ormai il genere era in grande declino; pochi anni prima che il western I cancelli del Cielo di Michael Cimino, costato 44 milioni dollari, ne incassò soltanto 3 e mezzo, portando la United Artists al fallimento. Il Cavaliere Pallido, invece, ebbe grande successo sia tra i critici che al botteghino.
Gli Spietati di Clint Eastwood, 1992
con Clint Eastwood, Gene Hackman, Morgan Freeman; 131 min
Le colleghe di una prostituta, sfregiata da due cowboy, istituiscono una taglia di mille dollari per vendicarla. Attirati dall’offerta si presentano Bob l’inglese, un vecchio bounty killer, e Schofield Kid, un giovane e inesperto pistolero che coinvolge anche Munny, famoso per i suoi delitti durante le rapine ma che ha ormai cambiato vita. Munny chiede aiuto al suo vecchio partner Ned per raggiungere lo scopo. La cattiveria e l’arroganza dello sceriffo fanno riaffiorare in Munny lo spietato killer che era stato.
E’ stato definito l’ultimo grande western americano. Candidato a nove Oscar ne vinse quattro: miglior film, miglior regia, miglior attore non protagonista, miglior montaggio.
Nei titoli di coda Eastwood inserisce una dedica “a Sergio e Don” per ricordare i due maestri della sua carriera Sergio Leone e Don Siegel.
Django di Sergio Corbucci, 1966
con Franco Nero, Loredana Nusciak, José Bodalo; 92 min.
Uno straniero, ex soldato nordista in cerca di vendetta per l’assassinio della moglie, arriva in un paesino dove da tempo lottano due bande rivali trascinando con sé una bara.
Qui trova i razzisti del comandante Jackson in lotta contro i rivoluzionari messicani del generale Rodriguez. Lo straniero Django si mette contro entrambe le bande: prima annienta la banda di Jackson col mitragliatore nascosto nella bara che trascinava, poi fa sparire l’oro della banda messicana, che però lo cattura e gli spezza le mani. Django, anche con le mani spezzate, non rinuncia al duello finale al cimitero.
Uno dei film western più violenti di tutti i tempi, la cui violenza contribuì però al suo successo. Django che cammina e trascina una bara è diventata un’icona che chi ha visto il film non può dimenticare.
Django Unchained di Quentin Tarantino, 2012
con Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo di Caprio; 165 min.
Il dott Schultz, un cacciatore di taglie, compra lo schiavo Django promettendogli la libertà se lo aiuta a rintracciare i fratelli Brittle sulla cui testa pende una generosa taglia.
Dopo aver compiuto l’operazione, Django racconta a Schultz che andrà in cerca della moglie e a questo punto il dottore si offre di aiutarlo. L’impresa si rivela più complessa del previsto quando i due scoprono che Broomhilda è stata acquistata da un sordido schiavista.
Curiosità: durante le riprese, si verificarono due incidenti sul set Di Caprio si tagliò sbattendo la mano sul tavolo, ma continuò a recitare e Tarantino continuò a girare la scena, che fu inserita nel film; Christoph Waltz invece cadde da cavallo rompendosi l’anca e Tarantino fu costretto ad usare in parecchie scene la carrozza invece del cavallo.
Il film vinse due Oscar: miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura originale.
Immagine di copertina: Sad Hill Cemetery, Burgos, Spagna; foto di Santiago Lopez-Pastor.